Di Sem Genini da Rivista 3 Valli Nr. 412 Aprile Maggio 2020

Nel 1986 avevo dieci anni. La caccia era soprattutto quella che mi raccontavano gli anziani e che vivevo direttamente da ragazzino alle primissime armi: storie di camosci, cervi e pochi cinghiali e stambecchi che non c’erano ancora nella mia valle.

In 34 anni le cose sono cambiate moltissimo. La revisione di una Legge risalente a 34 anni fa, proposta dal Governo e già approvata dal Parlamento, era necessaria per stare al passo coi tempi e rafforzare la protezione degli animali e della natura, con la giusta attenzione anche alle attività dell’uomo. La nuova Legge sulla caccia è innovativa e riguarda tutti noi, senza distinzioni. Nasce con l’obiettivo di mantenere un certo equilibrio fra i diversi interessi e favorire una miglior convivenza fra la fauna selvatica e i diversi fruitori della natura, tenendo in considerazione i cambiamenti sempre più accentuati intervenuti negli ultimi decenni, come, ad esempio, il ritorno dei grandi predatori. Le popolazioni di specie protette, in particolare lupi, linci, ca- stori, aironi e cigni reali, sono aumentate in modo esponenziale, entrando sempre più spesso in conflitto con l’allevamento, la selvicoltura, la caccia e la pesca.

Non lasciamoci ingannare dalle apparenze. La protezione a oltranza di una specie finisce sempre per andare a discapito di altre specie o dell’ambiente, bisogna intervenire in modo incisivo, con nuove misure per non mettere a repentaglio l’intera filiera produttiva. Non corrisponde al vero la tesi secondo cui le specie protette verranno messe in pericolo dalla nuova Legge. La possibilità di manovra che avranno i Cantoni di decidere come compor- tarsi in caso di esemplari problematici appartenenti a specie protette, solo a determinate condizioni e prima che causino danni, permetterà una migliore tempestività, nell’interesse di tutti. Si metterà così al riparo da ripetuti danni anche il paesaggio rurale tradizionale, permettendo di salvaguardare tradizioni antiche quanto l’umanità, costituite da un profondo sapere agricolo e artigiano, rispettoso di quanto ci circonda. Inoltre, la nuova Legge consente il mantenimento della tradizione venatoria secondo i principi della sostenibilità e di comportamenti responsabili ed etici.

Da ultimo, le nuove regole di caccia contemplano anche l’istituzione di nuovi ecosistemi, per esempio riserve per uccelli migratori, zone di protezione e corridoi faunistici sovra regionali, che verranno sostenuti dalla Confederazione e rafforzeranno la biodiversità e la protezione del clima in maniera duratura. Che cosa si vuole di più?

Siamo onesti, questa revisione è un saggio compromesso, tipico svizzero, niente di rivoluzionario, però sarebbe un errore gravissimo sottovalutare il referendum. Se dovessimo perdere in questa votazione, i futuri negoziati in Parlamento diventerebbero ancor più ardui e si farebbero grandi passi indietro. I nostri avversari, forti di un simile assist e della tanto celebrata “onda verde” delle ultime elezioni,non esiterebbero a limitare, se non a cancellare del tutto, l’arte venatoria dal territorio svizzero.

Le intenzioni delle associazioni che hanno lanciato il referendum sono chiarissime a questo proposito. Quindi è assolutamente necessario combattere compatti a favore della revisione. Solounendo le forze, mobilitando la popolazione e spiegando le nostre ragioni, riusciremo a portare a casa un sì alla nuova Legge sulla caccia.