Sono trascorsi quasi due mesi da quel pomeriggio del 26 aprile quando abbiamo scaricato davanti al palazzo governativo a Bellinzona, 17 carcasse di ovini predati la medesima mattina a Cerentino.

Da allora è stato un susseguirsi frenetico di articoli sui giornali, di notizie e dibattiti alla radio e alla televisione, di pacche sulle spalle, di espressioni di sostegno da parte di allevatori, cittadini non implicati, dirigenti di enti vari. Non sono mancate nemmeno serate di dibattiti infuocati (a Grono, Olivone, Cevio, Aurigeno), atti parlamentari di deputati a Bellinzona e a Berna con proposte decise e precise, lettere di denuncia al Consiglio di Stato da parte di Municipi e di Associazioni di comuni, una raccolta di firme di cittadini nell’Alta valle di Blenio, interventi di partiti politici, diverse risoluzioni di enti vari (l’ultima in ordine di tempo quella dell’ALPA), alcuni sfoghi certamente condivisibili di allevatori affranti.

Una valanga di parole di sostegno nei nostri confronti e di condivisione della causa che portiamo avanti da anni. Basterà tutto questo clamore a far cambiare le cose? Per gli allevatori predati, certamente no. Per gli altri, pur se incoraggiati da tanta solidarietà, finché non vi sarà una modifica legislativa decisiva a livello federale, la preoccupazione e l’angoscia per il futuro li accompagnerà quotidianamente.

La responsabilità di questo degrado è indubbiamente attribuibile agli esecutivi federali e cantonali. Sono anni che da parte di deputati alle Camere federali e dei legislativi di diversi cantoni, così come dai dirigenti di organizzazioni agricole, vengono rivolti pressanti inviti al Consiglio federale e ai rispettivi esecutivi cantonali affinché agiscano con determinazione per modificare la legislazione in vigore. Possibile che a nessuno di questi venga il dubbio, di giorno o di notte, che così non si può continuare e che occorre cambiare qualcosa se non si vuole che la situazione degeneri o che scompaia la pastorizia di montagna?

Il nostro Consiglio di Stato ha mantenuto l’ingiustificabile atteggiamento attendista, di disimpegno e di silenzio che scontenta tutti, tranne forse i sostenitori del predatore, lasciando in balia del lupo gli allevatori. Il 18 maggio, dopo tre settimane di presunte verifiche giuridiche, ha decretato l’abbattimento di un lupo in Val Rovana. I guardiacaccia una notte l’hanno intercettato, ma non hanno potuto sparare, poiché “troppo lontano”. Il 10 giugno,dopo che il risultato delle analisi genetiche aveva rilevato la presenza di una coppia conosciuta come riproduttrice, la patata bollente è stata ripassata (forse con gran sollievo) alla Confederazione, unica competente per interventi sui branchi.

Ma non succederà nulla, poiché una coppia di lupi, secondo la legislazione attuale, è sacra. Anche se predasse tutti gli animali domestici di un’intera regione e gettasse nella disperazione tutti i loro proprietari, non potrà essere uccisa.

Dopo quel 26 aprile, gli avvistamenti di lupi in Ticino sono continuati senza sosta in ogni regione e hanno raggiunto 47 casi. Purtroppo si sono aggiunti ulteriori attacchi ad ovini e caprini in Val Rovana (con la strage di inizio giugno), in Val Verzasca, in Val Leventina, nel Bellinzonese e in Val Mesolcina. In totale in Ticino siamo ormai a un centinaio di capi uccisi! E siamo appena a metà anno: un triste e impressionante record!

La nostra Associazione ha mobilitato tutte le risorse a disposizione: abbiamo ottenuto il sostegno di tutto il settore primario ticinese con l’approvazione all’unanimità di una risoluzione chiara e forte alla Camera agraria del 28 maggio, abbiamo cercato di sostenere gli allevatori più in difficoltà, abbiamo emanato comunicati-stampa per ogni evento rilevante. Alcuni sono stati ripresi dai media in modo completo, altri sono stati soltanto citati. Abbiamo partecipato a numerosi dibattiti e interviste e sollecitato un ulteriore incontro con i funzionari dei Dipartimenti coinvolti per far fronte almeno all’emergenza, senza nemmeno ottenere una risposta.

I nostri obiettivi restano chiari: ottenere una diminuzione del numero di lupi presenti in Svizzera tramite abbattimenti venatori preventivi, eliminare gli esemplari problematici e creare delle zone, in particolare gli alpeggi non proteggibili, dove il lupo non deve essere tollerato. Ci riusciremo? Pur di salvare l’allevamento del nostro paese siamo disposti a tutto, anche a marciare su Berna e ad accamparci sulla Piazza federale.

Armando Donati

Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori APTdaiGP-Ticino