contributo di Armando Donati e Sandro Rusconi, Agricoltore Ticinese 5 giugno 2020
Dal ritorno del lupo in Ticino, vent’anni or sono, parecchi allevatori si sono confrontati con le predazioni e l’ansia, mentre le autorità si sono limitate a verificare la fattibilità della convivenza.
L’ATsenzaGP sta allestendo un documento che illustri la realtà in cui operiamo, che ricordi i numerosi studi finanziati dall’ente pubblico nonché le misure di protezione proposte (scarsamente efficaci), fino a giungere a una conclusione ineluttabile: o si cambia marcia o si chiude baracca.
Non è possibile riassumere in una pagina tutti i contenuti del documento. Ci limitiamo ai titoli dei vari capitoli e a qualche spunto.
Il territorio ticinese e il suo sfruttamento
La frazione della superficie cantonale situata oltre i 500 metri di quota è dell’83%. Nonostante le difficoltà morfologiche, nei secoli passati questo vasto territorio montano è stato intensivamente trasformato dalle attività umane.
Negli ultimi decenni l’attività pastorizia è diminuita in modo importante, ma rappresenta ancora una possibilità di vita per diverse famiglie. È pure apprezzata da un numero crescente di fruitori esterni: da chi pratica escursioni, a chi apprezza i prodotti fabbricati sugli alpi, a chi ricerca ambienti ricchi di biodiversità, paesaggi rurali o esempi genuini di adattamento dell’Uomo a condizioni ambientali estreme.
Purtroppo sono rimasti in pochi coloro che si occupano di mantenere e curare questi spazi antropizzati: alpigiani che caricano monti e alpeggi; allevatori di ovini custoditi e non; gestori delle capanne alpine; proprietari di rustici, qualche selvicoltore.
Espansione del lupo
Nei primi quindici anni della ricomparsa si censivano solo pochi lupi erranti. Dal 2015 si è formata anche in Ticino una coppia stabile con la relativa cucciolata annua (Val Morobbia). Nel 2017 i lupi stanziali in Ticino erano stimati a 11 (stima prudenziale poiché non c’è un monitoraggio sistematico).
La situazione si sta aggravando. Da inizio anno si sono contati ben 20 avvistamenti di lupi o predazioni accertate in Ticino e Mesolcina. Una densità mai verificata negli anni passati. Questo accumulo è certamente riconducibile all’aumento esponenziale di branchi nelle regioni confinanti.
Conflitti con la pastorizia e soluzioni testate finora
Se nel primo decennio i capi predati non raggiungevano la decina, in seguito ci sono stati anni molto più problematici (fino alla cinquantina degli anni 2015 e 2019). Impossibile riassumere le riunioni, i gruppi di lavoro, i dibattiti, i convegni, i comunicati, le interviste realizzate in questi 20 anni. Tutti portavano a un’unica conclusione: l’espansione del lupo crea problemi insuperabili alla nostra pastorizia di montagna.
Parecchie anche le ricerche e gli studi promossi e finanziati dagli enti pubblici. Anche questi con un’analoga conclusione: la maggior parte delle greggi al pascolo non sono proteggibili e, dato il territorio, non è possibile agire diversamente.
Si sono diligentemente sperimentate sul campo le seguenti misure di protezione passiva proposte (e in parte finanziate) ottenendo risultati insoddisfacenti:
A Il montaggio di recinzioni elettrificate. L’esperienza pratica ha confermato che ciò è possibile per poche aziende di fondovalle e per nessun alpeggio. Da aggiungere che le esperienze pluriennali hanno dimostrato che una recinzione elettrificata normale non proteggein modo efficace dal lupo.
B L’uso di cani da protezione. Anche in questo caso, le esperienze condotte finora hanno attestato che questa misura può essere applicata in pochissimi casi e comporta il superamento di numerosi problemi e una mancata proporzionalità per le greggi di dimensioni ridotte.
C La chiusura notturna delle greggi in stalla o in recinti a prova di lupo. Misura efficace, fin che il lupo caccia di notte, ma con grossi limiti. Sugli alpeggi è raramente applicabile per il magro rapporto benefici/costi (onere lavorativo supplementare, diminuzione della qualità di vita degli animali, propagazione di malattie infettive e minor produttività).
Conclusioni
Per vent’anni si è cercato di limitare i danni sperando nella buona sorte. È ora di cambiare strategia: invece di continuare soltanto a tutelare quelle poche greggi proteggibili è giunto il momento di agire sul lupo cercando con tutti i modi possibili di tenerlo lontano dalle greggi e dagli abitati, di inselvatichirlo, di renderlo veramente timoroso nei confronti dell’uomo. La Francia dispone già di una legislazione in merito e molti esempi concreti (tiri di inselvatichimento, di difesa, di contenimento). È ora di passare a misure attive! In caso contrario le Autorità federali e cantonali dovrebbero dichiarare ufficialmente che intendono abbandonare al loro destino tutte le greggi non proteggibili (e i rispettivi allevatori)!