Il punto di vista di Rico Calcagnini sulla votazione per il progetto Parc Adula.

Esistono concetti neoliberali che vorrebbero limitare o perfino abolire il finanziamento delle infrastrutture delle regioni di montagna che non «rendono». La fabbrica di idee Avenir Suisse,finanziata dal grosso capitale nazionale e internazionale, negli anni 2004/2005 ha propagato simili concetti, giungendo fino a proporre lo spopolamento di intere vallate, per esempio della Val Calanca, per dar via libera alla natura selvaggia.
Ultimamente il presidente di Hotellerie Suisse, Andreas Züllig, ha proposto di concentrare i sostegni finanziari pubblici solo sulle principali zone turistiche del canton Grigioni. Con l’andare del tempo gli abitanti e le aziende locali devono così abbandonare queste regioni trascurate con il conseguente degrado delle loro infrastrutture e dei terreni coltivati. Il reinsediamento del lupo e dell’orso, promosso dal progetto Parc Adula, darà il colpo di grazia a questi insediamenti di montagna situati nelle regioni del Parco. Con simili concetti miranti al solo profitto si vuole concentrare l’attività economica in aree urbane e nei rispettivi agglomerati. Finora però la popolazione e i politici hanno impedito la realizzazione di idee talmente deleterie.
Con il Parc Adula oggi le regioni di montagna si vedono di nuovo confrontate con un progetto che, con centinaia di pagine di regolamentazioni, false promesse e un enorme mole amministrativa, toglie ai 17 comuni coinvolti il controllo sul loro territorio. Speriamo che le concittadine e i concittadini dei comuni colpiti non si lascino ingannare dalle visioni di grandezza della propaganda per il sì e dagli scenari apocalittici propagati nel caso di un no al Parc Adula.
Il futuro dei comuni non dipende certo da un marchio in più (in Svizzera ne esistono già quasi 300) e di miseri 18 posti di lavoro (il Parco nazionale svizzero attuale è sei volte più piccolo e ne conta ben nove volte in più). A questo proposito va ricordato che nell’Engadina bassa (Parco nazionale) sono in vendita undici alberghi, nel comune del Parco nazionale di S-chanf negli ultimi dieci anno si son chiusi quattro alberghi, a Savognin (Parc Ela) negli ultimi anni se ne sono chiusi altri cinque e che a Sta. Maria nella valle Monastero (biosfera) nel gennaio del 2016 è fallito il rinomato albergo Schweizerhof. Il territorio dei 17 comuni è già oggi un bellissimo parco naturale.
Anche questa volta, grazie alla nostra democrazia diretta, la popolazione ha la possibilità di evitare con un no all’urna questo progetto inutile e di preservare così la propria indipendenza.

Rico Calcagnini, Buchen

Il lupo non gode più dello statuto di specie protetta

BERNA, 16 settembre 2016 – Il lupo potrebbe essere cacciato tutto l’anno in Svizzera. Il Consiglio nazionale ha dato seguito oggi a un’iniziativa del canton Vallese che chiede di togliere a questo predatore lo statuto di specie protetta. Il Consiglio degli Stati, che l’aveva in precedenza respinta, è quindi chiamato nuovamente a pronunciarsi.
Con 101 voti contro 83, il Nazionale si è allineato alla sua commissione dell’ambiente, che proponeva – seppur di misura – di approvare l’iniziativa denominata “La festa è finita”. Il testo chiede che il lupo possa essere cacciato tutto l’anno e che la Convenzione di Berna sia rinegoziata, introducendo una riserva che escluda la protezione del lupo in Svizzera.
A nome della commissione, Yannick Buttet (PPD/VS) ha spiegato che le misure di prevenzione (protezione delle greggi, abbattimenti isolati) attuali non bastano. Esse non sono soltanto costose e difficili da applicare nelle regioni alpine, ma non permettono neppure di evitare tutti gli attacchi da parte dei lupi.
La protezione delle greggi rischia inoltre di compromettere lo sviluppo del turismo, ha sottolineato Buttet. Infine, il territorio svizzero è così densamente popolato che una coabitazione con il lupo sarebbe in ogni caso difficile.
A nulla è valso l’intervento di Silva Semadeni (PS/GR) in favore di un compromesso: allineandosi alla Camera dei cantoni, la consigliera nazionale grigionese puntava su una soluzione equilibrata che tenga conto sia delle rivendicazioni delle regioni di montagna che degli imperativi di protezione del lupo.
Il Consiglio federale ha appena posto in consultazione una revisione della legge sulla caccia per facilitare l’abbattimento dei lupi, ha ricordato.
Nel marzo scorso gli Stati avevano respinto una mozione del “senatore” Beat Rieder (PPD/VS) simile all’iniziativa cantonale vallesana.

Articolo di TicinoOnline

Nuova inquietante notizia dalla Val Morobbia

La notizia dell’avvistamento, tramite fotocellule piazzate dai guardiacaccia, di una nuova cucciolata di lupi in Val Morobbia non deve meravigliare. Sarà purtroppo così anche nei prossimi anni. Nel Calanda siamo già arrivati alla quinta cucciolata!
La probabilità di predazioni dei nostri animali che pascolano sugli alpi e sui monti dal mese di maggio a novembre non potrà che aumentare. Il 2015, con 46 capi predati, accertati secondo l’analisi del DNA, è stato l’anno peggiore. Il 2016 non è ancora terminato e, purtroppo, ne possono ancora capitare di fattacci, da qui al mese di dicembre.
La conseguenza sarà l’abbandono di alpi e di monti, sfruttati da secoli, nonché la diminuzione delle aziende agricole che allevano capre e pecore secondo metodi tradizionali, aziende che permettono di fabbricare ottimi prodotti (molto apprezzati), di gestire anche i territori più marginali, di assicurare un’ottima qualità di vita ai nostri animali e di mantenere un po‘ di vita anche nei villaggi più periferici delle nostre valli.
È questo lo scotto che dovremo pagare alla protezione assoluta del lupo, anche se non più a rischio di estinzione, prevista dalla legislazione federale. Siamo disposti a tanto? E dove sono finiti i cuccioli dello scorso anno di cui non si sente più parlare? Saranno emigrati altrove (in Italia? Nel Canton Uri?) a fare danni, a suscitare rabbia e sconforto tra gli allevatori, a ricevere fucilate tra le orecchie. I genitori di questi cuccioli ed ora anche i piccoli arrivati di cosa vivono? Visto che recentemente non ci sono state notizie di attacchi ad animali di reddito, non resta che pensare alla selvaggina. Infatti i cacciatori, in certe zone del Ticino, continuano a constatare un vistoso calo dei capi presenti. Quindi oltre alle aziende di allevamento dovremo sacrificare anche la caccia. La posta in gioco è questa.
Esserne coscienti è già qualcosa. Saper reagire, cambiando la legislazione, sarebbe ancora più saggio.
Ricordiamo che in caso di necessità, l’Associazione per un Territorio senza Grandi Predatori (ATsenzaGP) sezione Ticino offre il proprio sostegno agli allevatori colpiti, per questo vi invitiamo a contattare i seguenti recapiti telefonici (091 851 90 93 oppure 079 412 32 17).

Armando Donati,
presidente ATsenzaGP, sezione Ticino

Lupo o allevamento?

Ci sono nella vita di ogni gruppo umano avvenimenti e quindi date che segnano più di altri, nel bene e nel male, la propria storia.
Chi vive l’avvenimento in prima persona a volte non si rende conto dell’importanza del fatto ed è soltanto a posteriori che si riesce a evidenziarne la portata.
Per il tema dei grandi predatori e la lotta intrapresa per la sopravvivenza dell’allevamento di montagna cito tre date:
– 4 dicembre 2013: foto di un branco di lupi che camminano in fila indiana in mezzo alla neve, apparsa su un giornale;
– 1 settembre 2015: notizia che in Val Morobbia è stata fotografata una cucciolata;
– 9 marzo 2016: decisione del Consiglio degli Stati di non accogliere la mozione Imoberdorf (presentata dal suo successore Rieder) che intendeva rendere cacciabile il lupo.
Tutti avvenimenti negativi. Tutti con conseguenze difficilmente quantificabili, ma sicuramente disastrose per il futuro dell’allevamento di montagna.
Se per i primi due si trattava di un fatto naturale che si è ripetuto più volte negli ultimi decenni su tutto l’arco alpino e si ripeterà ancora più volte in futuro, la decisione di oggi è stata presa, con scienza e coscienza, dai nostri rappresentanti a Berna. Soltanto fra alcuni anni si potrà capire se sia stata una decisione saggia, ossia che tende verso il bene comune, oppure no.
Se fosse stata accolta, altri (consiglio nazionale, eventualmente il popolo) avrebbero potuto ancora approfondire, valutare, decidere….in un modo o nell’altro.
Votando no, si è stroncato ogni possibilità di ulteriori riflessioni.
Che mazzata, signori.
L’unica magra consolazione è che i rappresentanti del Ticino hanno votato a favore, capendo perfettamente il problema, anche aiutati dai recenti fatti e dalle molte predazioni che si stanno verificando nel nostro cantone con sempre maggior frequenza.
È vero che la mozione sarebbe entrata in conflitto con la convenzione di Berna, che eleva il lupo a specie strettamente protetta. Tuttavia io speravo che sarebbe stata l’occasione da parte della maggioranza del Consiglio degli stati per ammettere che una protezione assoluta è oggettivamente superata e di conseguenza si avrebbe avuto il coraggio di rimettere in discussione tale principio. Tra l’anno in cui è stata firmata (1979) e oggi la situazione è totalmente cambiata. È assennato non voler cambiare?
Solitamente un bene lo si protegge se è raro oppure se ha un valore superiore ad altri.
Oggettivamente il lupo non è più raro, poiché è in forte espansione su tutto l’arco alpino, Svizzera compresa. E su questi dati non ci piove. E riguardo al valore superiore, occorre amaramente prendere atto che per il Consiglio federale e per la maggioranza dei deputati l’allevamento tradizionale è meno importante del lupo. L’allevamento non è da proteggere, anzi, per loro può anche sparire!
Salvo poi scrivere ad ogni occasione che l’autorità comprende l’importanza del settore primario nelle regioni di montagna, apprezza il lavoro che i contadini svolgono per la cura del paesaggio e per l’offerta di prodotti di alta qualità e lo sostiene con i pagamenti diretti e con aiuti infrastrutturali.
Oppure scrivere di impostare la Strategia lupoin modo che l’allevamento convenzionale e tradizionale nelle regioni di montagna continui ad essere possibile senza restrizioni inaccettabili”.
Le misure di protezione proposte (recinzioni ovunque; cani da protezione per tutti) che molto spesso non sono applicabili, sono restrizioni accettabili?
Con la decisione di giovedì scorso e con i contenuti della Strategia lupo in vigore si fa esattamente il contrario. La coerenza non dovrebbe essere una virtù di chi ci governa?
È innegabile che il conflitto tra allevatori da una parte, nonché ambientalisti e autorità dall’altra, si sta acuendo.
A vantaggio di chi? Del lupo? Del settore primario? Della convivenza civile?

Armando Donati, presidente ATsenzaGP, sezione Ticino

Bilancio dopo 6 mesi di attività

Comunicato stampa ATsenzaGP, sezione Ticino: Bilancio dopo 6 mesi
Il comitato dell’Associazione per un territorio senza grandi predatori, sezione Ticino, si è riunito recentemente e ha steso un bilancio dei primi sei mesi di attività con particolare attenzione a ciò che è successo ai nostri allevamenti.
Per la prima volta in Ticino, da quando è ricomparso il lupo, il numero dei capi predati e ufficialmente accertati ha sfiorato le 50 unità: 40 ovini e 6 capre. Ciò significa che rispetto alla media degli ultimi 5 anni, tale numero è triplicato. In realtà i capi persi dai nostri allevatori sono molti di più, poiché quelli non ritrovati e quelli la cui predazione da lupo non ha potuto essere dimostrata con il DNA, non vengono né conteggiati né risarciti.
Le zone più colpite sono state la Val di Blenio, il Bellinzonese (Val Morobbia) e l’alto Luganese (Val Colla). Nelle ultime due regioni, le predazioni sono purtroppo continuate anche nello scorso mese di gennaio.
A questo proposito raccomandiamo agli allevatori colpiti di informarci (091 851 90 93 oppure 079 412 32 17) al momento della predazione, poiché in caso di necessità possiamo offrire la nostra consulenza. Inoltre quale Associazione che vuole sostenere gli allevatori nei confronti delle autorità e dell’opinione pubblica sapere cosa capita sul territorio è fondamentale.
La novità più inquietante del 2015 è certamente la formazione di una coppia in Val Morobbia, la seconda in Svizzera, dopo quella del Calanda presente già da 4 anni.
Mentre fino al 2014 le predazioni erano dovute prevalentemente a lupi di passaggio che si spostavano anche su lunghe distanze (il lupo che ha predato in Val Malvaglia in seguito ha ucciso animali nel canton San Gallo), ora la coppia della Morobbia si è stabilita nelle vallate attorno al Camoghè e ogni primavera metterà al mondo dei cuccioli che dopo circa un anno partiranno alla colonizzazione di altri territori e alla caccia dei nostri animali!
La nuova Strategia lupo e quella inerente la lince sono entrate in vigore il 16 gennaio scorso, ma in pratica non è cambiato nulla: per poterlo abbattere un lupo deve aver predato i soliti 25 capi in un mese e nella stessa zona (o 35 in 4 mesi) oppure deve essere un lupo potenzialmente pericoloso per l’uomo (uno che regolarmente si avvicina alle abitazioni; vedi caso Calanda). Ma l’iter amministrativo è complesso (con la possibilità di ricorso) e si può supporre che nella maggior parte dei casi non si riuscirà nemmeno a rendere operativa la decisione.
Questo non potrà che incentivare il bracconaggio (in Piemonte negli ultimi 5 anni il 28 % dei 115 lupi trovati morti erano stati uccisi di frodo).
D’altra parte il Gran Consiglio in due occasioni negli scorsi mesi ha espresso, con larga maggioranza, sostegno all’allevamento (approvando la mozione Celio per un abbassamento della soglia dei 25 e rigettando l’iniziativa Ramsauer).
Pure a livello federale una commissione delle Camere sta esaminando iniziative e mozioni (una del canton Vallese) tutte intese a diminuire la protezione del lupo, ma i tempi sono lunghissimi e intanto l’espansione del predatore sul territorio continua, le predazioni diventano sempre più numerose e non vi è più nessun luogo sicuro.
A livello ticinese siamo in attesa dello studio di Agridea (doveva essere terminato già entro fine settembre 2015) che dovrebbe indicare in quali e quanti allevamenti si potrebbero introdurre efficaci misure di protezione e quanti invece dovranno soccombere.
Anche il regolamento per determinare i risarcimenti cantonali a copertura delle spese per la ricerca dei capi e la perdita di prodotto in caso di predazioni (decisione del Gran Consiglio del marzo 2010) è atteso nelle prossime settimane.
In questi primi sei mesi abbiamo udito spesso ripetere in Ticino, ma pure fuori dai nostri confini, che gli allevatori devono poter continuare a vivere in montagna e che un territorio con mucche, capre e pecore al pascolo è una ricchezza per tutti.
Belle parole, certo, ma l’espansione del lupo lo permetterà ? E per quanto tempo ancora ?

Per il Comitato ATsenzaGP, sezione Ticino

Il Presidente, A. Donati